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La storia di una madre pugliese. Intervista a Emiliana Erriquez

Maternità

Il rapporto tra madre e figlio è un rapporto speciale che ci segna nel corso dell’esistenza. È una vera e propria ancora di salvataggio. Ma è anche uno scoglio dal quale è difficile allontanarsi quando le avversità del destino agiscono contro di noi. Ne sa qualcosa la scrittrice Emiliana Erriquez, di origini pugliesi, che a sua madre ha deciso di dedicare il suo nuovo libro “La chiamavano Nocciolina”, edito da Les Flaneurs.

Una storia di emancipazione

Quella che leggerete in questo libro è una storia singolare. La protagonista è Elena, nota come Nocciolina. È una giovane donna cresciuta negli anni Cinquanta a Foggia. In questa epoca segnata dal patriarcalismo Elena con coraggio e determinazione è riuscita a emanciparsi. Grazie ai suoi ideali e al suo forte attaccamento alla famiglia è diventata una donna libera di lavorare, sognare e formarsi una famiglia. Alle sue figlie ha trasmesso la sua voglia di conoscere il mondo, superare qualsiasi forma di limite per abbracciare appieno la serenità e la realizzazione personale.

Una storia ricca di ideali di famiglia

In questa storia di famiglia si rintracciano tanti insegnamenti di cui il lettore può fare tesoro. Scrivere questa storia ha permesso all’autrice di mettere nero su bianco eventi, emozioni e stati d’animo vissuti da sua madre che rimarranno eterni. Della sua forte esigenza di scrivere di sua madre e del ruolo che ogni madre ha nel corso dell’esistenza di ogni individuo conversiamo con Emiliana in questa intervista.

Emiliana, com’è nata l’idea di scrivere sotto forma di romanzo la storia della vita di Sua madre?

Si è trattato più di una vera e propria esigenza, quella di non permettere che i suoi ricordi scomparissero. Pertanto ho cercato di trattenere la memoria di mia madre. Così facendo ho romanzato la sua vita. Ho permesso così ai miei figli di scoprire chi era la loro nonna.

Emilianaerriquez

Nella stesura del Suo romanzo inevitabilmente ha cercato di entrare in empatia con Sua madre. In questa sorta di processo di immedesimazione ha riscontrato qualche difficoltà?

Si arriva a un certo punto a una sorta di lucida consapevolezza, scrivendo la sua storia. È difatti quel che è accaduto a me. Alcune dinamiche mi sono state chiare solo una volta trascritte. Così come è accaduto con i suoi comportamenti. Quest’ultimi sono stati pienamente comprensibili. Per certi versi anche condivisibili adesso. Invece quando ero bambina e adolescente non riuscivo a capirli. Con la maturità si arriva a comprendere il perché di determinati atteggiamenti, di precise reazioni o mancanza di reazioni.

Il ruolo di madre nell’esistenza di un individuo

Emerge dal Suo libro un ideale di famiglia profondo e molto saldo. Quale ruolo e che importanza ha la famiglia e in particolare una madre nel corso dell’esistenza di un individuo?

La famiglia è il fulcro attorno a cui ruota la mia vita, attorno a cui ha sempre ruotato. Una madre è un arco che ti lancia verso il mondo. Qualche volta quest’arco si tende. Pertanto ti fa arrivare lontano lasciandoti libera di vivere la tua vita e le tue emozioni. Altre invece non riesci a staccarti del tutto e spiccare in volo.

Nel Suo libro lei scrive “per ognuno di noi esiste un destino implacabile. Ci sono scelte che possiamo fare e scelte che possiamo subire”. Lei crede nel destino. Quale significato attribuisce ad esso?

Sì, credo nel destino ma anche nella possibilità di sceglierselo. La vita ci mette davanti a delle scelte. Poi sta a noi affrontarle con consapevolezza. A volte abbiamo la possibilità di decidere della nostra vita. Invece altre dobbiamo solo accettare quel che accade come nel caso di mia madre venuta a mancare a causa di un cancro al seno. Dopo una tragedia simile, però, hai ancora una scelta da fare. Quest’ultima è prendere la tua vita e trarne il meglio. Ed è quello che mi ha insegnato la sua mancanza. Oppure puoi permettere al dolore di avere la meglio. Dopo aver elaborato il lutto ho deciso di cogliere l’attimo ogni volta che posso, senza più rimandare troppo.

Madre

Mettere nero su bianco la storia della propria famiglia ha un effetto catartico. Per lei cosa significa scrivere?

Scrivere per me significa respirare a pieni polmoni. Infatti quando scrivo sono nel mio elemento preferito. Pertanto posso rielaborare le mie emozioni, dar sfogo a quel fuoco che brucia dentro. Ogni volta mi spinge a sedermi davanti al computer e buttare giù qualche idea. Scrivo da quando ero una ragazzina. Difatti ho cominciato con il diario personale, poi piccoli racconti, poi articoli di giornale e i primi romanzi. Scrivere è riuscire a capire meglio non solo me stessa ma anche il mondo che mi circonda.

Una Puglia tutta da raccontare

L’ambientazione del Suo libro è la meravigliosa Puglia, dalla quale per un periodo si è allontanata. Cosa le è mancata di più di questa regione?

Mi è mancato il suo calore avvolgente. L’America è bella, bellissima, un sogno. Ma non è la Puglia, non è la mia terra. Mi mancavano il cibo italiano, i muretti a secco, le distese di ulivi secolari, la terra rossa. Anche i sorrisi, il saper prendere la vita con leggerezza a volte, quell’incontinenza emotiva che ci rende unici. Mi mancano ancora oggi, ma vivo a pochi chilometri di distanza e posso raggiungere la Puglia quando voglio.

Secondo lei quanto la Puglia può essere fonte di ispirazione per uno scrittore?

La Puglia è davvero uno stato d’animo. Infatti l’essere pugliesi si riversa inevitabilmente tra le pagine di un libro, sia per gli usi, i costumi, le tradizioni culinarie e non, sia per quel modo allegro di affrontare il quotidiano, sia per l’impegno emotivo che ci mettiamo in ogni situazione.

A chi consiglia la lettura del Suo libro?

A chi ha voglia di leggere non solo una storia di famiglia e di profondo affetto tra una madre e una figlia. Lo consiglio anche a chi vuole rileggere una storia di emancipazione della donna dagli anni Cinquanta ad oggi. Il mio romanzo è, sì, il racconto della vita di mia madre ma è anche il racconto di come una donna privata di tutto riesca a trasformare la sua vita con determinazione e lucidità, liberando sé stessa e le sue figlie di quelle zavorre che la società patriarcale ci ha costrette a sopportare.

La storia di una madre pugliese. Intervista a Emiliana Erriquez ultima modifica: 2022-04-29T15:37:53+02:00 da Mariangela Cutrone

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