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Ostuni e i suoi sapori: ode al vino e all’imprenditoria

Targa Commemorativa De Laurentis

Ostuni, la città bianca di Puglia, luogo magico dall’atmosfera senza tempo dove il blu del cielo si confonde nel mare e con l’antico paesino medievale imbiancato con candida calce. Per la sua caratteristica bellezza, Ostuni si è distinta negli anni tra le mete preferite di visitatori italiani e stranieri affidando al turismo un ruolo principale nella sua economia. In passato, però, l’economia della città ruotava intorno al settore agricolo e, in particolare, a quello vitivinicolo. Ostuni, infatti, vanta delle produzioni di vino che, negli anni, hanno ottenuto vari riconoscimenti di qualità.

Foto Storiche Costruzione Cantina Sociale Ostuni

Ostuni e la visione di un uomo

Questi traguardi per il territorio non sarebbero stati, però, possibili senza l’apporto di uno degli imprenditori più illuminati della città bianca: Pietro De Laurentis. Classe 1924, laureato in Scienze Agrarie, nel 1951 ebbe un’ intuizione: fondare una cantina sociale sul modello delle cooperative emiliane, che visitò e studiò personalmente. Un modello virtuoso di imprenditoria che prevede l’associazione di coltivatori diretti di uva in una cooperativa. Questa si fa garante dello sviluppo di tutte quelle attività, infrastrutture e servizi che i viticoltori, da soli, non potevano permettersi.

Il vino “sociale”

Le uve coltivate secondo criteri di altissima qualità da piccole aziende vinicole vengono così messe insieme per ottenere un prodotto che, con il tempo, si è guadagnato il marchio DOC. Un “vino sociale”, quindi, realizzato grazie alla caparbietà di un imprenditore che guardava lontano, verso un progetto forse ‘visionario’ in un’ epoca in cui Ostuni stava scoprendo la propria direzione. A pochi anni dalla seconda guerra mondiale, la città era pronta a scommettere sulla cooperazione e sulla comunità per raggiungere un obiettivo comune.

La storia ci dice che nel territorio di Ostuni, Brindisi e dintorni si produceva vino già ai tempi di Orazio e Plinio il Vecchio i quali, nei loro scritti, elogiavano la grande qualità dei vini commercializzati da Brindisi. Nel capoluogo di provincia, infatti, sono state rinvenute una grande quantità di anfore da trasporto che dovevano contenere vino e olio.

Coopir De Laurentis in primo piano
ph. Lucia Turi

Inoltre a Giancola, vicino Brindisi, è presente un insediamento romano nel quale sono frequenti le fornaci utilizzate per produrre anfore vinarie. Per gli archeologi, questo dato parla di esportazione e mercato. Il vino prodotto nell’agro di Brindisi e di Ostuni, quindi, doveva godere di abbastanza fama da essere richiesto all’ ”estero”. I secoli e la grande innovazione tecnica e tecnologica, ma soprattutto il sudore dei contadini con la loro grande determinazione e la particolare composizione del terreno hanno fatto il resto.

Ostuni e il marchio DOC

Nel 1972, nasce la denominazione Ostuni DOC per identificare il vino Ostuni bianco base e l’Ostuni Ottavianello. Si parla, rispettivamente di un vino bianco ottenuto con uve Impigno e Francavilla e di un vino rosato nato da uve Cinsaut (vitigno francese localmente conosciuto come Ottavianello) con aggiunta di Negroamaro e Malvasia nera. Entrambi ideali da abbinare a piatti di pesce e frutti di mare, sono l’espressione della ricchezza di un territorio che ha nobilitato il lavoro di tante piccole realtà anche attraverso la visione di un uomo solo.

Ostuni e i suoi sapori: ode al vino e all’imprenditoria ultima modifica: 2020-07-09T09:00:00+02:00 da Lucia Turi

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